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L'omeopatia contro il metodo

Sappiamo che una teoria, a qualsiasi campo del sapere si riferisca (economico, psicologico, medico), per essere definita scientifica deve rispettare determinati paradigmi o postulati, cioè deve svilupparsi secondo le rigide regole di un metodo. Ad esempio la metodologia di studio di un nuovo farmaco impone:

• l'individuazione della dose minima legame

• il chiarimento del meccanismo d'azione

• la determinazione della sua cinetica

• e t c ... .

È evidente quanto sia utile seguire un metodo per tirar fuori da una teoria il massimo possibile, ma l'obbligo assoluto di attenersi alle regole del metodo può portare ad una sopravvalutazione della teoria stessa, col pericolo di identificarla come: l'unica verità possibile. Da notare, però, che se una teoria diventa eccessivamente dogmatica corre il rischio di divenire sterile. Questo pericolo è stato già sottolineato da BACONE due secoli fa: "La conoscenza, una volta racchiusa in metodi esatti, può avvenire che sia perfezionata, chiarita e adattata ad usi pratici, ma non cresce più per volume". L'evenienza di un "blocco" del sapere provocato dal rimanere sempre e comunque dentro i dogmi di una teoria è stata ultimamente ribadita da FEYEREBAND, il quale precisa quanto sia improduttivo non "tentare" altre soluzioni. La necessità, secondo lo studioso americano, di "provare" altre teorie nasce dalla consapevolezza che: "Nessuna teoria può spiegare tutti i fatti del suo campo d'applicazione". Da tale affermazione consegue che: "Nessuna teoria può essere considerata l'essenza della scienza, nessun metodo può essere considerato la norma universale". L'ovvia conclusione è che sia indispensabile ed inevitabile: " ANDARE CONTRO IL METODO" In altre parole, per poter procedere nel cammino del sapere è necessario contestare le teorie dominanti e i loro dogmi se non si vuole ritardare o addirittura bloccare l'evoluzione della conoscenza. A testimonianza di queste affermazioni ricordiamo come la storia abbia ampiamente dimostrato che il progresso è caratterizzato da violazioni al conformismo scientifico dell'epoca. L'esempio classico è di GALILEO che ha dovuto lottare tenacemente per affermare idee che si contrapponevano nettamente alla cultura del suo tempo e che solo successivamente sono state accettate. Quindi, ripetiamo, importanti scoperte del passato sono avvenute tramite deviazioni alle teorie dominanti e cioè tramite: "strappi alle regole" e come dice FEYEREBAND : "Le grandi innovazioni sono state sempre in contrasto con teorie che sembravano inconfutabili se viste all'interno delle ferree leggi metodologiche". Pertanto possiamo e dobbiamo concludere che: Non si possono chiudere gli scienziati dentro regole troppo rigide, ma si devono concedere ampi spazi di manovra. In definitiva solamente liberando lo scienziato dai condizionamenti del "metodo" gli diamo la possibilità di proporre nuove idee e nuove soluzioni scaturite dal suo intuito. La scienza "ufficiale", di solito, quale atteggiamento prende nei confronti delle "nuove proposte?" Purtroppo non cerca di capire, ma giudica alla luce della metodologia dominante. Ne scaturiscono quindi interminabili, e allo stesso tempo improduttive, discussioni tra sostenitori della vecchia e della nuova teoria. Al contrario si otterrebbero buoni risultati partendo dal seguente presupposto: La scienza del momento non può essere considerata l'unica possibile e quindi non è necessariamente la migliore, ma esprime solo la forma di pensiero più sviluppata ed accettata. Purtroppo la maggior parte delle volte non esiste un dialogo, perché i sostenitori della teoria dominante credono solamente nelle loro idee e qualsiasi proposta che non si adatti al loro sistema categoriale o viene dichiarata semplicemente inesistente oppure viene energicamente rifiutata. In altre parole, il loro dogmatismo è così rigido che assumono atteggiamenti di tipo religioso e, vestendo i panni di sacerdoti della propria fede, reagiscono con reazioni di tabù all'attacco delle loro idee. E' evidente che tali prese di posizione sono assolutamente infruttuose per ogni tipo di dialogo, ma è anche vero che è obiettivamente difficile accettare nuove ipotesi, le quali inevitabilmente all'inizio appaiono incoerenti e ascientifiche; infatti la fase iniziale di ogni nuova proposta è sempre vaga e la sua "sistemazione" (che la rende razionale ed accettabile) avviene necessariamente in un secondo momento. Si può pertanto concludere che i seguaci di ogni nuova teoria non possono aspettarsi all'inizio un riconoscimento "ufficiale" che avvenga spontaneamente. E quale deve essere il loro atteggiamento? Devono continuare a "lavorare" con "passione" producendo e proponendo fatti e risultati. Inevitabilmente la diffusione sempre più estesa di fatti e risultati si trasformerà in un movimento di opinione, che costringerà la Scienza Ufficiale a prendere in considerazione seriamente le nuove proposte. E siamo sicuri che ciò avverrà per l'omeopatia.