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Omeopatia e New Age

A mio parere sarebbe preferibile definire l’Omeopatia una “Tecnica medica integrativa” e non una “Medicina alternativa”. Infatti la Medicina è “una” ma tanti possono essere i modi con i quali agire sulle malattie. La scelta più opportuna deve scaturire da una corretta valutazione tra rischi e benefici di tutte le terapie possibili, le quali, ad ogni modo, a seconda del caso clinico in esame possono anche integrarsi. Purtroppo l’Omeopatia, che è un’ottima tecnica terapeutica, molte volte viene sopravalutata o usata a sproposito. Perché? Le ragioni sono due: prima di tutto è poco conosciuta ma c’è da dire che talora il suo uso e abuso è frutto di una moda. Ciò, oltre che ad essere potenzialmente pericoloso per il paziente, è estremamente controproducente per l’Omeopatia stessa se vuole assurgere al ruolo di Scienza. Cerchiamo ora di capire come una tecnica terapeutica possa diventare di moda. L’attuale successo dell’Omeopatia è dovuto alla enorme diffusione delle tecniche cosiddette “naturali” che si è verificato in Occidente negli ultimi 20-30 anni. Vediamo di capirne le motivazioni. Tutto è da ricondursi alla nascita di quel movimento culturale denominato New-age che si è verificata alla fine degli anni ‘60. Il concetto-base, la parola chiave, il key-word, per comprendere l’età dell’Acquario (come è anche definito il periodo storico della new-age) è il seguente: il desiderio dell’uomo di rapportarsi in modo nuovo con sé stesso e con il mondo in cui vive, riappropriandosi, dopo aver raggiunto una nuova consapevolezza di sé, del ruolo di protagonista attivo della sua vita. Il primo passo, in questo processo di crescita, in questo percorso di cambiamento, è stato il rifiuto del razionalismo imperante del ventesimo secolo, il punto di arrivo è stato lo “spiritualismo”. Cosa si intende oggi con il termine spiritualismo? E’ difficile darne una definizione esatta. Probabilmente si dovrebbe parlare di “intimismo” perché ci si è rivolti essenzialmente ad una ricerca dei sentimenti e delle emozioni. Infatti le parole della canzone Acquarius, manifesto della new-age, dicono all’incirca: “una vita dorata di sogni e di visioni...dove abbondano armonia e comprensione, simpatia e fiducia...”. Come fare per raggiungere questi traguardi cosiddetti “spirituali”? Liberandoci dalle sovrastrutture della scienza e della tecnologia e avvicinandosi così alla “natura”, portatrice di bene e verità, dalla quale ci siamo allontanati con il razionalismo della società dei consumi. Ma cosa ha di buono la natura? Ha in sé una “energia positiva” che può essere denominata anche con la parola “amore”. E amore significa anche “verità”. Ne consegue che per vivere bene, lontani da falsi miraggi, è necessario riscoprire l’amore. E dove lo troviamo? In noi stessi se ci mettiamo in sintonia con la natura, che è espressione di una energia cosmica positiva. Fare il contrario significa vivere male ed ammalarsi. Per tutte queste ragioni sono nati: 1)il culto dell’Ecologia; 2)la ricerca di “percorsi” di crescita personalI; 3)il rifiuto di ogni cosa che è istituzionalizzata e codificata. Per raggiungere tali traguardi è necessario rivalutare il “potenziale umano” che è in noi, il quale, purtroppo, è stato condizionato, manipolato e deviato dalla mentalità razionalista della “società dei consumi”. Proprio per uscire dai condizionamenti e inquinamenti passati è nata la “controcultura” del “movimento del ‘68” che è stata essenzialmente espressione della rivolta dei “figli contro i padri”. Il ’68, per circa dieci-quindici anni, ha coltivato poi l’illusione di poter cambiare la società. Per tale ragione si politicizzato, ma i risultati sono stati disastrosi. Dalla grande delusione che ne è scaturita è nata la consapevolezza che l’unico modo per modificare il mondo è cambiare noi stessi. Ci si è quindi rivolti a cercare soluzioni “personali” che fossero in grado di liberare l’uomo dai suoi condizionamenti culturali e dessero libera espressione alle sue potenzialità. Sorvolando su certe esperienze con gli allucinogeni che furono considerati da alcuni il modo più rapido per liberare sé stessi ed esaltare la propria creatività, ci si è soprattutto rivolti allo yoga, allo zen, alla meditazione trascendentale, alla psicologia transpersonale, tutti sistemi per arrivare ad una spiritualizzazionemdell’uomo intesa come riappropriazione della energia positiva che è in lui, manifestazione di una più generale energia cosmica che risiede nella natura. Ne è conseguito che, oltre a cercare sé stessi, bisogna rispettare la natura, fonte principale di energia positiva, cioè di amore. Ecco nascere il culto dell’ecologia e il diffondersi di terapie mediche naturali considerate logicamente più rispettose dell’uomo e della sua spiritualità e chiamate olistiche perché tengono in considerazione anche la parte spirituale del paziente. Queste, in breve, sono le motivazioni che hanno determinato negli anni ’60 lo sviluppo di medicine come l’Omeopatia o l’Agopuntura. In verità la prima a diffondersi è stata l’agopuntura, che essendo la tipica espressione delle dottrine analogico-simboliche, meglio di ogni altra si contrapponeva alla contestata moderna scientificità. Seguirono poi l’omeopatia e la fitoterapia. Tutte chiamate “alternative” perché veniva definita alternativa qualsiasi espressione culturale che si contrapponeva a quanto era istituzionalizzato. Ma sia il ritorno verso il “sé” sia le terapie naturali, pur essendo due momenti positivi, hanno, potenzialmente, il difetto dell’integralismo. Infatti pensare eccessivamente che la possibilità di essere felici dipende solamente da noi, cioè da quanto siamo in grado di riscoprire le nostre capacità e di metterci in armonia con la natura, alla fine può diventare pericoloso. Nel senso che se riteniamo che ognuno di noi sia artefice del proprio destino, quando falliamo, quando andiamo incontro ad un insuccesso, ad una sconfitta, quali conclusioni traiamo? Ci colpevolizziamo, accusandoci di essere degli incapaci, ripetendoci che la responsabilità è nostra, solamente la nostra. Quindi cadiamo in depressione. E la depressione è la vera causa delle malattie psicosomatiche e non l’ansia da stress come si pensa comunemente. E qual è la conseguenza di credere eccessivamente nelle terapie naturali?

1)Screditare la Medicina ufficiale che ha raggiunto successi enormi che sarebbe delittuoso disconoscere;

2)scivolare nell’esoterismo trasformando le medicine alternative in filosofie religiose mentre in realtà sono solamente delle tecniche mediche;

3)dare possibilità a oscuri personaggi di approfittare della credulità della gente.

Ma le ragioni che hanno portato al successo, alla moda del “naturale” e quindi dell’omeopatia sono anche altre. Dopo una fase iniziale in cui le cosiddette terapie “dolci” erano appannaggio di un numero ristretto di persone le quali, nella ricerca di nuove esperienze culturali, sperimentavano anche in campo medico l’alternativa, poi il vero boom dell’omeopatia si è verificato negli anni ’80 con altre motivazioni. Tra le ragioni che hanno avvicinato il grosso pubblico alle medicine alternative vanno annoverate l’esasperante burocratizzazione delle strutture sanitarie (frutto della cosiddetta “omogeneizzazione sociale”) e l’eccessiva tecnicizzazione della moderna medicina (che tra l’altro non ha mantenuto fede a tutte le sue promesse). Queste motivazioni hanno decretato il successo e la moda delle terapie alternative che hanno, tra l’altro, il pregio di recuperare un rapporto più intimistico tra medico e paziente, utilizzano una terminologia più semplice e usano terapie più famigliari e più vicine alla tradizione (le cosiddette “erbe”). Noi riteniamo che l’omeopatia debba conquistarsi un suo spazio, al di fuori delle mode e dei “vuoti” lasciati dalla Medicina ufficiale. Per arrivare a questo traguardo, cioè per dare dignità di scienza all’omeopatia è indispensabile una rilettura critica dei suoi principi teorici, una modernizzazione del suo linguaggio e un confronto con la più recente ricerca scientifica. Questo è il nostro punto di vista. Questa è l’idea portante della Smb-Italia, una Scuola di Formazione in Omeopatia, che opera in tutto il territorio italiano (in più di dieci città) da circa 25 anni e di cui ho l’onore di essere il responsabile della didattica coordinando un pool di 35 docenti appassionati e rispettosi dell’eredità lasciataci da Hahnemann.